Il Punto di Torgio Giosatti

Al quasi giro di boa…

1′ parte

ACAB

Sempre in vetta, ma niente fuga

Marco Gallicchio fa parte di quella schiera di manager che avevano dimostrato di saperci fare in panchina, ma di essere alquanto modesti dietro la scrivania. Quest’anno il novolese si sta prendendo tante belle soddisfazioni, accompagnato nondimeno da quella giusta dose di fortuna che notoriamente aiuta solo chi se la cerca. I nerogialli, spinti da un inesauribile Di Natale, sono provvisoriamente in testa alla classifica ma tallonati da Terlizzi, Curtale e Flipper, pronti a sfruttare il minimo cedimento. Le concorrenti già speravano in un calo della capolista quando Gallicchio, tra lo stupore generale, ha deciso di privarsi di un Borriello in condizione ‘mondiale’ (dopo averlo preso per Rocchi) per riabbracciare il capitano Palombo, perso all’asta per un non nulla. Ma forse l’arma segreta dell’Acab è proprio questa: avere in rosa un gruppo solido, che crede ciecamente nelle idee del proprio allenatore e indossa la maglia come una seconda pelle. Gente come Zuniga (che sta a Novoli come Nelson Mandela sta al Sudafrica), Palombo, Pellissier, Comotto, Zenoni o Garics, tanto per citarne qualcuno, sono i fedelissimi di Gallicchio e rappresentano lo zoccolo duro di una rosa in cui molte sono le scommesse vinte dal mister salentino. Anche qui una su tutte: Jean Francois Gillet, portiere del Bari che tante perplessità ha suscitato sia in sede d’asta che successivamente, si è rivelato una saracinesca chiusa a doppia mandata (almeno fino all’infortunio di Ranocchia…) e difficilmente resterà fuori dalle nominations di fine stagione. Partito Borriello, chiaramente ora all’Acab manca una punta di peso, considerando che Acquafresca non sta ripetendo all’Atalanta quanto ha fatto vedere a Cagliari. Ma Gallicchio frena tutto: “Puntiamo sulla resurrezione di Succi, magari in un’altra piazza”. E se fosse proprio il Bari a far vincere lo scudetto all’Acab?

 

TERLIZZI

Memola si riscatta e sogna l’ex…

Quando arrivi due anni di fila all’ultimo posto non è facile scampare ai vari proverbi tipo ‘non c’è due senza tre’ o ‘al peggio non c’è mai fine’. E le premesse per il Terlizzi 2009/10 non erano tra le più rosee, anzi: la staffetta dei portieri della Roma, l’età di Zanetti, la discontinuità di Taddei, Mancini e Palladino e le incognite Snejder e Huntelaar non lasciavano presagire nulla di buono. Da lì a poco, però, Memola avrebbe intuito su chi puntare e chi no. L’esplosione di Julio Sergio, Antonini (preso svincolato) e Ranocchia, le conferme di Zanetti e Snejder e i gol di Barreto hanno dato al Terlizzi quella marcia in più indispensabile per stare sempre a un tiro di schioppo dalla vetta grazie a vittorie memorabili come i 4-1 rifilati a Mojito e Star12 o il recente 5-1 al Labbari, ma soprattutto di metabolizzare le partenze choc degli juventini Cannavaro e Del Piero. Ora, però, dal mercato ci si aspetta il salto di qualità definitivo per gli azzurrogranata. Il grave infortunio a Ranocchia, il quasi certo addio di Mancini e la cessione di Del Piero impongono a Paolo Memola almeno un rinforzo per reparto. Il manager terlizzese s’è già da tempo messo in moto per contrastare il netto e contestato predominio economico del Domingo. Gli esperti di mercato danno per scontato l’arrivo Chevanton in Puglia, ma è lo stesso Memola a mischiare le carte e a gettare benzina sul fuoco delle trattative: “Stiamo cercando di riportare a Terlizzi un grande ex”, ha dichiarato il manager, riferendosi ovviamente a Luca Toni (27 gol nel 2006/07 con la maglia azzurrogranata). Un po’ difficile, considerando la differenza di pecunie con Simonetti, ma non impossibile se si ripensa agli ultimi andamenti delle aste di febbraio. Sta di fatto che il Terlizzi è ancora imbattuto in casa e in trasferta ha perso solo contro il Curtale di Dario Brindisino, puntualmente punzecchiato da Memola in attesa del ritorno. La domanda che tutti si pongono, infine, è: il Terlizzi è o non è da scudetto? La risposta non prima del 7 febbraio.

 

CURTALE

Mutu-Dinho ok, si sveglierà Diego?

Il red carpet steso all’ingresso del Martigal per omaggiare la parata di stelle scritturate in estate da Dario Brindisino stava già per essere rimesso in cantina. Con Mutu rotto, Ronaldinho depresso e Diego spaesato le magie ad Aprilia le hanno fatte il comprimario Cossu e i ‘nuovi acquisti’ Lucio e Cambiasso, prelevati dal Flipper con uno scambio sulla carta rocambolesco. Ciononostante, anche grazie alla meticolosità di Brindisino e a un’ottima solidità difensiva, il Curtale ha saputo resistere inizialmente all’effetto ascensore per stabilizzarsi nell’ultimo periodo appaiato alle prime. Il buon lavoro delle ‘seconde linee’, dunque, ha consentito alle prime donne di recuperare il terreno perduto: Mutu, da quando è tornato, migliora di partita in partita; Ronaldinho ha ritrovato il sorriso e con esso il gol. L’unico che sembra viaggiare più a fari spenti è Diego, incastrato da una Juve sfiancata dalle critiche e incapace di reagire alle pressioni. Sono forse da ricercare qui i 3 punti che separano il Curtale dall’Acab primo in classifica? “Diego è incedibile”, spiega Dario Brindisino, “lo aspetteremo con pazienza”. Già, proprio lui, l’unico con cui Simonetti è riuscito a fare uno scambio ottenendo la precedenza in attacco; il Curtale è un po’ la Svizzera del nostro campionato: se riesce a guadagnarci qualcosa, fa affari pure col demonio. Intanto, però, tutti ad Aprilia coltivano il grande sogno scudetto: questo potrebbe essere davvero l’anno buono per accaparrarsi un titolo mai vinto e mai neppure sfiorato dagli arancioblu. Troppi i sette punti di distacco l’anno scorso dal Flipper per parlare di testa a testa per il primo posto, ma comunque una base importante su cui Dario Brindisino sta costruendo una stagione forse meno folle dal punto di vista del mercato ma, fino ad ora, certamente moto redditizia.

 

FLIPPER

Dura la vita del campione in carica…

Senza più i fidi collaboratori Pascali e De Santis, dopo gli allori della scorsa stagione quest’anno Fabrizio Mangia si ritrova a sgomitare a destra e a manca per cercare di difendersi dalle pretendenti allo scudetto che il Flipper sfoggia sulla maglia. Anche Mangia, come Gallicchio, doveva dimostrare di essere un manager meritevole a tutto tondo e non solo in panchina. Premesso tutto ciò e nonostante la sconfitta contro il Celtic che porta i verdimilitari a meno 6 dalla capolista Acab e a più uno proprio dallo stesso Celtic, la prima parte di stagione del Flipper non può che dirsi estremamente positiva. A tutte le difficoltà su citate, non bisogna dimenticare di aggiungere la distanza geografica e fisica che separa Fabrizio Mangia, di stanza a Herat in Afghanistan, al mondo del pallone e del fantapallone italiano. La somma di tutto ciò normalmente darebbe una squadra che a fatica fa la formazione ogni settimana. E invece il Flipper c’è, eccome. A settembre Mangia ha allestito la sua rosa confermando solo Legrottaglie e la bandiera Maccarone e affidandosi a giocatori magari non celebratissimi ma dal sicuro rendimento come Miccoli, Galloppa, Marcolini e Sculli. Ha speso tanto per assicurarsi gli undici titolari, firmando per ben otto giocatori assegni a tre cifre, e dall’altra parte ne ha presi altri otto a meno di 10 mld l’uno. E forse proprio in quest’ottica che si può leggere la cessione di Cambiasso e Lucio al Curtale in cambio di Silvestre, Milanetto e Fini. Fatto sta che gli unici big ora a Serrano sono i brasiliani Julio Cesar e Juan, ma in un paese ancora ubriaco dai festeggiamenti dello scudetto, l’unico vero grande big è proprio lui, mister Mangia, capace da migliaia di chilometri di distanza di gestire, scambiare, proporre e smadonnare proprio come se da un momento all’altro potesse essere lì a citofonarti. E soprattutto, capace di tenere la sua squadra ancora pienamente in corsa per lo scudetto.

 

CELTIC

Barbaro vola sulle ali del Gila

A inizio stagione un po’ tutti davano il Celtic&St.Pauli come favorito, in un contesto comunque di grande equilibrio, per la vittoria finale. La precisione chirurgica con cui Barbaro e Petroni hanno gestito l’asta iniziale (il primo trotterellante in giro per deconcentrare gli astanti, il secondo burocraticamente ligio a segnar tutto fino all’ultimo miliardo) non ha lasciato indifferenti gli altri manager che hanno subito individuato la franchigia romana come un avversario in prima linea per lo scudetto. Questo forse può aver spiazzato la coppia, che magari sperava in una partenza a fari spenti. Ciononostante il Celtic è al quinto posto a parimerito coi Wailers, che però i biancoverdi hanno già liquidato in campionato per 3-0. Un quinto posto che si può facilmente spiegare andando a riguardare il cammino della squadra capitolina, spesso forte con le piccole ma incapace di imporsi sulle grandi, ossia su quelle che in questa stagione tocca inseguire. Pesano, dunque, le sconfitte con Terlizzi, Curtale e Domingo, ma una sferzata d’ottimismo l’ha data l’ultima, importantissima vittoria di misura col Flipper. Il risultato giusto al momento giusto, dal momento che domenica, a chiudere il girone d’andata, ci sarà proprio il big match con la capolista Acab, ancora tra le mura amiche della Rebel Arena. Una vera e propria prova di maturità per Barbaro e i suoi, anche in vista di un mercato di febbraio al quale il manager sta guardando attento ma silente. In difesa, il crack di Ranocchia al Bari aprirebbe le porte a Belmonte e Masiello; a centrocampo la precedenza di Vigiani è una lieta sorpresa che va ad arricchire un reparto già di per se con 5 o 6 titolari di qualità; in attacco, incedibili i due ‘Alberti’ Gilardino e Paloschi (quest’ultimo un po’ sottotono in verità), resta da vedere se Barbaro troverà in rosa i rinforzi che gli necessitano: se Castillo sbarcasse a Bari da Ventura e Bogdani a Catania, il Celtic non dovrebbe più investire per necessità (ricordiamo che è pur sempre secondo cheap leader dopo Domingo) ma solo per puntellare una rosa già competitiva, e sferrare così l’assalto al primo posto.

 

WAILERS

Se Crespo segna, può essere la mina vagante

“La cosa che mi riesce impossibile da capire quest’anno è una sola: come si fa a non far giocare Crespo”. Laconico, ironico e tagliente al tempo stesso, Carlo Mancini esprime così tutto il suo rammarico per una squadra che sulla carta avrebbe potuto fare di più, ma che per varie contingenze si ritrova comunque quinta, in una posizione di tutto rispetto. Dopo un inizio balbettante, dovuto anche all’intesa non ancora perfettamente oliata tra Mancini e il suo ds Giorgio Spagnolo, i gialloblu hanno intrapreso una magnifica rincorsa, riscoprendo i gol di Quagliarella, gli assist di Seedorf e le prodigiose parate di Viviano, portiere meno pagato della Serie A Green ma dal futuro assicurato (c’è chi dice che Corvino l’abbia già scelto per il dopo Frey). Una cavalcata che ha portato 12 punti nelle ultime 5 partite, con il capolavoro di Andria dove il Pace è stato battuto per 3 reti a 4. Questa vittoria portò grandi entusiasmi a Santa Cesarea, ma assieme a questi anche una sconfitta contro il Flipper per 4-1: un segnale importante per Carlo Mancini, che da lì in poi non ha più sbagliato, nonostante le complicanze dovute al fuso orario londinese. A tale proposito, molto importanti le dichiarazioni rilasciate ieri dal ds Spagnolo: “Il pc è ritornato, ed io con lui. Da domani sarò in pista per studiare le strategie per il mercato di febbraio. Mi assumo tutte le responsabilità per l’acquisto pacco di Cruz, ma non svenderemo”. Questa potrebbe essere la svolta che Mancini aspettava, ovvero concentrarsi sulla formazione del sabato e demandare, sotto attenta supervisione, la gestione del mercato al suo ds residente a Roma. Grandi manovre, per grandi obiettivi a Santa Cesarea.

 

LABBARI

Col vessillo Cassano, avanti col tridente

Con l’addio del socio Miki ‘Burton’ Pappagallo, Marco Tedone si è sin da principio ritrovato al timone di una nave con qualche falla di troppo da tappare. Anzitutto in difesa, dove raramente si raggiungevano i tre titolari; poi a centrocampo, dove tre ali pure come Foggia, Ferreira Pinto e poi Langella non hanno portato i ‘voti d’attacco’ che ci si attendeva da loro; e infine in attacco, dove Cassano (bandiera più longeva del nostro campionato) ha tirato la carretta praticamente da solo per qualche mese. Il manager barese, però, non si è fatto trascinare giù dai pessimismi e si è messo subito al lavoro, portando in squadra comprimari utilissimi come Aronica e Nocerino, ma soprattutto respingendo come un muro di gomma gli attacchi provenienti da tutte le parti per sottrargli, in cambio di numerosi titolari, Matri e Balotelli. La tentazione di cederli, specialmente all’inizio quando uno non segnava e l’altro non giocava, è stata fortissima: a un certo punto le agenzie avevano già battuto di Matri all’Akragas in cambio di Floro Flores, ma le voci dicono che furono proprio gli agrigentini a tirarsi indietro. Oggi come oggi Tedone dovrebbe ringraziare Alaimo se può schierare, alla luce anche della Coppa d’Africa che tiene lontano Eto’o, il tridente malefico Balotelli-Cassano-Matri, oltre a un Montolivo in formato ‘Sudafrica’. Al di là delle ultime due sconfitte con Curtale e Terlizzi, di cui quest’ultima con un roboante 5-1, il cammino dei biancorossi è stato superiore alle aspettative. Rispetto alle squadre analizzate in precedenza, però, dal Labbari in giù forse non si parla già più di scudetto ma di zona champions, a meno che il mercato non porti a Tedone qualche regalo inaspettato.  

 

DOMINGO

Alla ricerca del fair play perduto…

“Non ho nulla da cui difendermi: se qualcuno volesse i miei soldi, facesse un’offerta e glieli do tutti”. Raggiunto telefonicamente così ha risposto Marcello Simonetti, con la tranquillità e la fermezza degli onesti, a chi gli chiedeva un contraddittorio riguardo le critiche piovute corpose di questi tempi su Napoli. “Se decideremo insieme di cambiare la regola”, ha poi aggiunto il manager, “non sarò io a votare no”. Ovviamente stiamo parlando del falso in bilancio che ha coinvolto la società campana, già penalizzata di un punto e con la squalifica per un mese e mezzo di Eto’o. Da più parti si è già paventato il cambio della regola che vuole la restituzione dei crediti alla franchigia dopo il falso in bilancio, ma nessuna proposta concreta è ancora arrivata sul sito Serie A Green. Ma, al di là di questo, a indispettire più di qualche mister è stato lo scarso fair play dimostrato dal Domingo dopo il fattaccio. Simonetti, infatti, aveva promesso pubblicamente di riparare comprando Eto’o (per il quale non aveva praticamente concorrenti, a causa della regola di cui sopra) con tutti i soldi che gli erano rimasti, fatti salvi altri ritocchi che doveva fare in difesa e a centrocampo. Un gesto elegantissimo e apprezzato da tutti, se non fosse che al momento clou Simonetti si è rimangiato tutto e Domenico Sergi ha dovuto addirittura rischiare di lasciare libero Pato pur di poter scucire qualche milioncino in più a Simonetti. Il partenopeo ha così ripreso Eto’o, rinforzato gli altri reparti, rimanendo comunque saldamente cheap leader con 200 e passa mld. Cifra che, ora come ora, gli consentirebbe benissimo di fare la spesa a febbraio senza patemi. A quanto pare, però, Simonetti ultimamente ha calcato un po’ troppo la mano indisponendo più di qualche manager con offerte ridicole e sconvenienti, dettate appunto dalla posizione di forza del Domingo. E considerando che, i 10 mld di ‘falso in bilancio’ sono proprio quelli con cui gli azzurrocelesti hanno acquistato Suazo (ora titolare a Genova), lo smacco si arricchisce di dettagli eticamente sfavorevoli per la franchigia napoletana, che rischia ora un vero e proprio boicottaggio del mercato, simile a quello che già due anni fa subì il Curtale di Dario Brindisino. Difficile concentrarsi sul fantacalcio giocato in questo clima e il Domingo, pur con una rosa nient’affatto scarsa, naviga senza meta nel limbo del centro classifica, una sorta di purgatorio per le sue colpe in parte già espiate con la penalizzazione, ma non del tutto purificate da un atteggiamento mediaticamente poco azzeccato. Che il troppo fair play degli anni scorsi ci abbia abituato male??

continua…

Torgio Giosatti